I teorici malthusiani ritengono che, prima o poi, le risorse naturali diverranno insufficienti a mantenere la popolazione umana. Nel 1798, infatti, Thomas Malthus teorizzò che il numero di persone crescesse in maniera geometrica (cioè esponenziale) mentre la produzione agricola in maniera aritmetica (cioè lineare). La conseguenza prevista era catastrofica: il tasso di crescita dell'umanità avrebbe superato quello delle risorse necessarie al suo sostentamento, causando scarsità e guerre. La (presunta) soluzione a questo (presunto) problema consisterebbe quindi nel controllo delle nascite: stabilire per legge un numero massimo di figli per ciascuna coppia. Negli anni '80, per esempio, il regime comunista cinese ha adottato la politica del figlio unico; la sua implementazione ha richiesto, ovviamente, un massiccio ricorso agli aborti forzati.
La realtà, però, è ben diversa da quella descritta da Malthus nel XVIII secolo. Da allora la popolazione umana ha sperimentato una crescita esponenziale: partendo da meno di 1 miliardo di persone, si è arrivati a circa 7.5 miliardi. Eppure la quantità di cibo pro-capite è oggi più elevata che mai [1,2]. Non solo. Ogni risorsa naturale utile dall'uomo è più abbondante rispetto al passato. Evidentemente c'è qualcosa di completamente sbagliato nella teoria malthusiana.
Quest'ultima infatti trascura (almeno) due fattori importanti. Il primo consiste nell'innovazione tecnologica: figlia del progresso scientifico, ha aumentato la produttività umana in maniera esponenziale. Oggi si possono produrre più vestiti, cibo, case, etc con minore sforzo. Inoltre, più il progresso scientifico avanza, più si aprono nuove opportunità. Il secondo fattore si basa invece sulla divisione del lavoro. Una popolazione umana più numerosa permette una produzione più efficiente [3] e, per lo stesso motivo, aumenta anche la probabilità di nuove scoperte scientifiche.
Ecco perché la cosiddetta catastrofe malthusiana non si è mai realizzata, e non è nemmeno lontanamente in vista. Ma la mamma dei malthusiani è sempre incinta, per cui ancora oggi vengono lanciati infondati allarmismi [4]. Finora è andata bene - dicono - ma cosa esclude che in futuro si possano avverare le profezie malthusiane? Il buon senso.
Quando una risorsa diventa scarsa, il suo prezzo aumenta. Di conseguenza, si creano forti incentivi a (1) produrne di più e/o trovare nuovi modi per ottenerla, (2) rendere più efficiente il suo consumo, (3) impiegare e/o trovare delle risorse alternative. Consideriamo il caso del petrolio, per esempio. L'aumento del prezzo durante gli anni 2000 ha incentivato la ricerca di nuovi giacimenti, lo sviluppo di motori più efficienti, l'impiego di nuove tecniche estrattive (petrolio di scisto) e l'uso di fonti energetiche diverse (gas da argille). Risultato? Il prezzo è calato da più di 100 $ a meno di 50 $ al barile.
Ma consideriamo pure la peggiore delle ipotesi. Supponiamo che il progresso scientifico e la produttività si fermino per sempre ai livelli attuali. Prima o poi, di fronte a una popolazione umana in costante aumento, le risorse diverrebbero più scarse. Il costo della vita salirebbe [5]. La logica conseguenza sarebbe una riduzione nel tasso di natalità: potendo mantenere solo un numero minore di figli, in media le famiglie ne farebbero di meno. La popolazione smetterebbe di crescere e inizierebbe a diminuire. Quindi i meccanismi di mercato risolverebbero l'ipotetico problema senza alcun bisogno di ricorrere alla coercizione (violenza) statale.
In sostanza, l'errore fondamentale dei malthusiani è supporre che tutto resti com'è. Ipotizzano che la tecnologia non cambi, che non si scoprano nuove risorse, che il tasso di natalità resti costante, etc. Tutta la teoria si basa sulla credenza (completamente infondata) di poter prevedere i secoli futuri [6], perlomeno riguardo a questi aspetti. Eppure la storia dovrebbe aver insegnato maggiore umiltà ai malthusiani...
Infine, c'è un ulteriore aspetto che merita di essere evidenziato. I malthusiani partono sempre dal presupposto che le loro previsioni siano corrette (benché tutti i precedenti suggeriscano il contrario) e quindi non si pongono mai il seguente problema: se stessero sbagliando, e se un Governo mettesse davvero in pratica le loro idiozie, chi pagherebbe per tale errore [7]? Chi risarcirebbe migliaia o milioni di vittime per le violenze a cui sarebbero state sottoposte? La risposta è semplice: nessuno. Politici, scienziati, intellettuali non pagherebbero neanche un centesimo per i propri errori.
Non si tratta di una situazione ipotetica. Come scritto in apertura, nel 1979 il regime comunista cinese impose la politica del figlio unico. L'anno prima un ufficiale, Song Jian, era stato convertito alla bufala della sovrappopolazione; si calcola che il prezzo della sua stupidità ammonti a 400 milioni di mancate nascite. E questo è solo l'inizio: sembra che i burocrati cinesi abbiano recentemente riattivato i propri neuroni, scoprendo che la politica del figlio unico causerà non pochi problemi demografici nei decenni futuri [8]. Perciò nel 2016 è stata approvata una legge per consentire a ogni coppia di avere due figli, e adesso si sta pensando a incentivi per aumentare le nascite. Quindi l'applicazione delle teorie malthusiane è stato un inutile, costoso e clamoroso fallimento...di cui, tuttavia, nessuno degli ideatori ha mai pagato (né, anche volendo, avrebbe potuto interamente pagare) il fio. Morale della storia: mai lasciare che a prendere decisioni sia qualcuno che non sarà responsabile delle conseguenze.
Weierstrass
[1] Tant'è che la percentuale di popolazione mondiale che soffre la fame è ai minimi storici.
[2] La situazione sarebbe migliore, se tutti i paesi liberalizzassero le loro economie - o, perlomeno, i rispettivi settori agricoli. I paesi di libero mercato non soffrono la fame, mentre in quelli socialisti il cibo scarseggia (Cuba, Venezuela) o manca proprio (Corea del Nord). Come previsto, la denutrizione tende ad affliggere i paesi ad alto tasso di statalismo.
[3] Esempio. Con una popolazione di 1000 abitanti, sarebbe impossibile riuscire a coprire tutti i possibili mestieri. Inoltre non ci sarebbe l'economia di scala necessaria a mantenere i settori produttivi più complessi (tipo quelli ad alta densità di capitale).
[4] Una baggianata ricorrente è quella del peak oil, la massima capacità estrattiva di petrolio, raggiunta la quale inizierebbe il cammino verso il tramonto della civiltà umana. E' un mito che girava già nel 1800, e che è stato resuscitato l'ultima volta qualche anno fa. Nel giro di poco tempo, però, l'ingresso di nuove tecnologie estrattive ha nuovamente sepolto la vulgata catastrofista.
[5] Attualmente i prezzi crescono a causa della politica monetaria. Se tale intervento statale non esistesse, i prezzi diminuirebbero al crescere della produttività.
[6] Ricordiamo che, a fine '800, si prevedeva che le città sarebbero state sommerse dal letame di cavallo - all'epoca il mezzo di locomozione più diffuso - entro il 1950. Inutile dire che il problema era stato totalmente risolto dai veicoli a motore nel giro di pochi anni. Una lezione purtroppo mai imparata dai catastrofisti.
[7] Ammesso che sia possibile accorgersi dell'errore. Se nel 1800 tutti i paesi avessero applicato le teorie malthusiane, oggi il mondo sarebbe (molto probabilmente) un posto peggiore. Ma come potremmo sapere di aver sbagliato? Come potremmo immaginare quanto avremmo potuto ottenere in termini di progresso, prosperità, etc se lo Stato non si fosse mai intromesso? Gli statalisti farebbero bene a rifletterci sopra: è estremamente sconsiderato (per non dire stupido) adottare politiche di cui non si possano verificare l'effettiva bontà e le possibili conseguenze.
[8] Un eccesso di maschi rispetto alle femmine, e un eccesso di anziani rispetto ai giovani che li dovranno mantenere.
Quest'ultima infatti trascura (almeno) due fattori importanti. Il primo consiste nell'innovazione tecnologica: figlia del progresso scientifico, ha aumentato la produttività umana in maniera esponenziale. Oggi si possono produrre più vestiti, cibo, case, etc con minore sforzo. Inoltre, più il progresso scientifico avanza, più si aprono nuove opportunità. Il secondo fattore si basa invece sulla divisione del lavoro. Una popolazione umana più numerosa permette una produzione più efficiente [3] e, per lo stesso motivo, aumenta anche la probabilità di nuove scoperte scientifiche.
Ecco perché la cosiddetta catastrofe malthusiana non si è mai realizzata, e non è nemmeno lontanamente in vista. Ma la mamma dei malthusiani è sempre incinta, per cui ancora oggi vengono lanciati infondati allarmismi [4]. Finora è andata bene - dicono - ma cosa esclude che in futuro si possano avverare le profezie malthusiane? Il buon senso.
Quando una risorsa diventa scarsa, il suo prezzo aumenta. Di conseguenza, si creano forti incentivi a (1) produrne di più e/o trovare nuovi modi per ottenerla, (2) rendere più efficiente il suo consumo, (3) impiegare e/o trovare delle risorse alternative. Consideriamo il caso del petrolio, per esempio. L'aumento del prezzo durante gli anni 2000 ha incentivato la ricerca di nuovi giacimenti, lo sviluppo di motori più efficienti, l'impiego di nuove tecniche estrattive (petrolio di scisto) e l'uso di fonti energetiche diverse (gas da argille). Risultato? Il prezzo è calato da più di 100 $ a meno di 50 $ al barile.
Ma consideriamo pure la peggiore delle ipotesi. Supponiamo che il progresso scientifico e la produttività si fermino per sempre ai livelli attuali. Prima o poi, di fronte a una popolazione umana in costante aumento, le risorse diverrebbero più scarse. Il costo della vita salirebbe [5]. La logica conseguenza sarebbe una riduzione nel tasso di natalità: potendo mantenere solo un numero minore di figli, in media le famiglie ne farebbero di meno. La popolazione smetterebbe di crescere e inizierebbe a diminuire. Quindi i meccanismi di mercato risolverebbero l'ipotetico problema senza alcun bisogno di ricorrere alla coercizione (violenza) statale.
Infine, c'è un ulteriore aspetto che merita di essere evidenziato. I malthusiani partono sempre dal presupposto che le loro previsioni siano corrette (benché tutti i precedenti suggeriscano il contrario) e quindi non si pongono mai il seguente problema: se stessero sbagliando, e se un Governo mettesse davvero in pratica le loro idiozie, chi pagherebbe per tale errore [7]? Chi risarcirebbe migliaia o milioni di vittime per le violenze a cui sarebbero state sottoposte? La risposta è semplice: nessuno. Politici, scienziati, intellettuali non pagherebbero neanche un centesimo per i propri errori.
Non si tratta di una situazione ipotetica. Come scritto in apertura, nel 1979 il regime comunista cinese impose la politica del figlio unico. L'anno prima un ufficiale, Song Jian, era stato convertito alla bufala della sovrappopolazione; si calcola che il prezzo della sua stupidità ammonti a 400 milioni di mancate nascite. E questo è solo l'inizio: sembra che i burocrati cinesi abbiano recentemente riattivato i propri neuroni, scoprendo che la politica del figlio unico causerà non pochi problemi demografici nei decenni futuri [8]. Perciò nel 2016 è stata approvata una legge per consentire a ogni coppia di avere due figli, e adesso si sta pensando a incentivi per aumentare le nascite. Quindi l'applicazione delle teorie malthusiane è stato un inutile, costoso e clamoroso fallimento...di cui, tuttavia, nessuno degli ideatori ha mai pagato (né, anche volendo, avrebbe potuto interamente pagare) il fio. Morale della storia: mai lasciare che a prendere decisioni sia qualcuno che non sarà responsabile delle conseguenze.
Weierstrass
[1] Tant'è che la percentuale di popolazione mondiale che soffre la fame è ai minimi storici.
[2] La situazione sarebbe migliore, se tutti i paesi liberalizzassero le loro economie - o, perlomeno, i rispettivi settori agricoli. I paesi di libero mercato non soffrono la fame, mentre in quelli socialisti il cibo scarseggia (Cuba, Venezuela) o manca proprio (Corea del Nord). Come previsto, la denutrizione tende ad affliggere i paesi ad alto tasso di statalismo.
[3] Esempio. Con una popolazione di 1000 abitanti, sarebbe impossibile riuscire a coprire tutti i possibili mestieri. Inoltre non ci sarebbe l'economia di scala necessaria a mantenere i settori produttivi più complessi (tipo quelli ad alta densità di capitale).
[4] Una baggianata ricorrente è quella del peak oil, la massima capacità estrattiva di petrolio, raggiunta la quale inizierebbe il cammino verso il tramonto della civiltà umana. E' un mito che girava già nel 1800, e che è stato resuscitato l'ultima volta qualche anno fa. Nel giro di poco tempo, però, l'ingresso di nuove tecnologie estrattive ha nuovamente sepolto la vulgata catastrofista.
[5] Attualmente i prezzi crescono a causa della politica monetaria. Se tale intervento statale non esistesse, i prezzi diminuirebbero al crescere della produttività.
[6] Ricordiamo che, a fine '800, si prevedeva che le città sarebbero state sommerse dal letame di cavallo - all'epoca il mezzo di locomozione più diffuso - entro il 1950. Inutile dire che il problema era stato totalmente risolto dai veicoli a motore nel giro di pochi anni. Una lezione purtroppo mai imparata dai catastrofisti.
[7] Ammesso che sia possibile accorgersi dell'errore. Se nel 1800 tutti i paesi avessero applicato le teorie malthusiane, oggi il mondo sarebbe (molto probabilmente) un posto peggiore. Ma come potremmo sapere di aver sbagliato? Come potremmo immaginare quanto avremmo potuto ottenere in termini di progresso, prosperità, etc se lo Stato non si fosse mai intromesso? Gli statalisti farebbero bene a rifletterci sopra: è estremamente sconsiderato (per non dire stupido) adottare politiche di cui non si possano verificare l'effettiva bontà e le possibili conseguenze.
[8] Un eccesso di maschi rispetto alle femmine, e un eccesso di anziani rispetto ai giovani che li dovranno mantenere.
Premettendo che il suo blog lo trovo molto interessante (al contrario non mi cimenterei in un attenta lettura) temo che anche in questo caso ci sia un punto da rettificare. Più che il frutto dell' innovazione quella del scisto è la conseguenza della bolla alimentata dalla FED (ma anche dalle economie emergenti come quella cinese) che hanno fatto lievitare il prezzo del barile dovuto ad un aumento a livello globale della domanda. Il nuovo prezzo pertanto giustificava la tecnologia (più costosa) adottata nell' estrazione e trasformazione in olio di scisto. Il punto è che la successiva riduzione del prezzo del barile fu la conseguenza dello scoppio della bolla e la fase di recessione e crisi che si rese evidente dal 2007. La conseguenza per i produttori di olio di scisto fu nefasta poiché subirono forti perdite al nuovo prezzo e non poterono onorare i prestiti con la conseguenza che le banche creditrici si trovarono con una montagna di credito in sofferenza
RispondiEliminaGrazie per il complimento!
EliminaNon nego il ruolo delle Banche Centrali nel fomentare le bolle. In questo articolo, però, volevo solo evidenziare il modo in cui la crescente domanda di risorse stimola nuovi modi di produrle. Modi che magari non sono previsti o non sono praticabili in un determinato periodo storico, ma che diventano accessibili in un periodo successivo.
In questo senso il ragionamento non fa una grinza, mi sembrava di aver capito che stesse evidenziando una relazione causale fra la tecnologia innovativa del scisto ed il calo del prezzo del petrolio
RispondiEliminaIl prezzo può diminuire o per aumenti di offerta, o per cali di domanda. Certamente la crisi finanziaria ha contribuito a diminuire la domanda di petrolio - perlomeno rispetto a quella che sarebbe stata altrimenti. Ma è anche vero che l'offerta di petrolio è aumentata ( http://investorintel.com/wp-content/uploads/2015/12/Oil-supply-demand-and-oil-price-trend-2010-to-2016.png ) anche grazie all'aumento della produzione statunitense ( https://inthelongrunwerealldead.files.wordpress.com/2015/02/us_vs_world_oil_production.png ).
Eliminahttp://www.petrolioinborsa.com/grafico-storico-del-petrolio/ . Questo grafico dimostra l' esatto contrario
RispondiEliminaSe si riferisce al primo grafico ( http://www.petrolioinborsa.com/wp-content/uploads/2010/02/grafico-storico-petrolio.jpg ), esso mostra il prezzo del petrolio dal 2003 al 2011. Non vedo in che modo dimostri il contrario del grafico che ho citato ( http://investorintel.com/wp-content/uploads/2015/12/Oil-supply-demand-and-oil-price-trend-2010-to-2016.png ) in cui vengono mostrati la produzione, il consumo ed il prezzo del petrolio dal 2010 al 2016. Nel "mio" grafico si nota come, dal 2014 in poi, la produzione abbia superato il consumo; contemporaneamente, il prezzo è calato. In accordo con la legge della domanda e dell'offerta.
EliminaSemplice la bolla del scisto fu gonfiata nel periodo riportato nel mio grafico, e come si vede il prezzo culmina a140 USD al barile nel 2008, successivamente il trand si inverte cadendo in picchiata proprio quando la la bolla esplode. Il suo grafico al contrario tratta un periodo posteriore in cui avvengono due fatti importanti : 1) si sviluppa su vasta scala la tecnica del fracking negli USA 2)più importante i paesi arabi produttori iniziano una guerra al ribasso con gli altri paesi produttori che non possono permettersi di estrarre ad un prezzo al barile al di sotto dei 40 USD, il tutto in barba alle condizioni dell' OPEC. Ciò ha determinato la crisi del settore negli USA fatta eccezione per i colossi americani ed i frackers. Pertanto non discuto minimamente sulla legge di domanda ed offerta solo sul fatto che il calo del barile sia dovuto alla sovrapproduzione yankee
RispondiEliminaNell'articolo mi riferivo più al periodo posteriore che a quello precedente.
EliminaConcordo che il fracking sia stato un fattore importante, infatti è coinvolto nella produzione del petrolio di scisto. La produzione statunitense di petrolio di scisto ha avuto un notevole incremento proprio dal 2008 in poi ( http://4.bp.blogspot.com/-m_CNWBx8KkQ/ViinUCSpGbI/AAAAAAAAAXU/4blJVRv9Bxk/s1600/us-oil-shale-production.png ).
Per quanto riguarda i paesi dell'OPEC, nel 2014 hanno deciso di non tagliare la produzione di petrolio nonostante l'aumento di quella statunitense ( http://www.bbc.com/news/business-30585538 ). Così la produzione è aumentata, determinando un calo nel prezzo.
Non pretendo di essere esperto di tali questioni, ma in quel passaggio volevo solo dire che le nuove tecnologie hanno permesso di accedere più facilmente a fonti di petrolio che prima erano economicamente inaccessibili. E la cosa non è finita qui: i produttori statunitensi si sono adeguati alle nuove condizioni, sono diventati più efficienti e hanno abbassato i costi di produzione ( http://instituteforenergyresearch.org/analysis/oil-price-war-made-u-s-producers-even-stronger/ ). Tant'è che recentemente l'OPEC ha deciso di tagliare la produzione per rialzare il prezzo.
Insisto sul fatto che dal 2000 al 2008 il prezzo del petrolio ha toccato il massimo per la concomitanza di bolle alimentate dalle banche centrali (europea FED e cinese) i titoli cartolarizzati come CDO e CDS non sono all' origine della crisi ma la conseguenza di settori dell' economia artificialmente gonfiati dall'espansione del credito orchestrata dalle banche centrali. Come è intuibile i processi produttivi richiedono energia ed è precisamente l' aumento di domanda energetica che ha determinato un andamento ascendente del prezzo del petrolio. Suppongo che anche lei concordi con il fatto che il mercato è molto efficiente e prima o poi corregge gli errori, di fatto ciò avvenne già dal 2007, in cui le economie iniziarono a trovarsi con eccessi di capacità (beni di capitale per esempio le macchine Caterpillar, materie prime con ad esempio l' acciaio cinese, fattori produttivi come ad esempio il petrolio già estratto). È interessante osservare come il Baltic Dry Index dopo il 2008 decresce dovuto alla riduzione degli scambi a livello globale. Detto ciò va fatta una precisazione, la ragione per la quale i paesi produttori arabi hanno incrementato l' estrazione è dovuto al fatto che godono di una certa autonomia perché appartengono ad una organizzazione parallela all' OPEC (nonostante alcuni di essi siano in entrambe). Quindi in conclusione le cause della deflazione successiva al 2008 vanno ricercate nelle capacità in eccesso provocate dal precedente processo espansivo. Però ribadisco che concordo sulla deflazione tecnologica
RispondiEliminaConcordo con le sue considerazioni riguardo sia alla politica monetaria, sia all'efficienza del mercato.
EliminaMi fa piacere anche perché il fracking non è una tecnica applicata all' estrazione di olio di scisto https://it.m.wikipedia.org/wiki/Gas_da_argille poiché quest'ultimo non è un gas ma liquido succedaneo del petrolio https://it.m.wikipedia.org/wiki/Scisto_bituminoso
RispondiEliminaNon dubito che il gas da argille venga estratto usando il fracking, ma la medesima tecnica viene usata anche per estrarre il petrolio di scisto - come potrà verificare tramite le seguenti fonti ( http://www.emanuelebompan.it/wp-content/uploads/2014/10/shale_oil.pdf http://www.what-is-fracking.com/ http://tesi.cab.unipd.it/51013/1/Galin_Karadzhov.pdf ).
EliminaAltra fonte su come il fracking venga impiegato per l'estrazione del petrolio di scisto: https://www.thebalance.com/g00/what-is-shale-oil-and-how-is-it-produced-3306195?i10c.referrer=https%3A%2F%2Fwww.google.it%2F
EliminaStrano perché in questa tesi di laurea si parla di altre tecniche per estrarre l' olio di scisto http://tesi.cab.unipd.it/51013/1/Galin_Karadzhov.pdf
RispondiEliminaCito dal Sommario a pagina 5: "L’attenzione viene focalizzata sul boom nell’estrazione del gas e petrolio di scisto grazie alla diffusa implementazione della tecnologia avanzata del cosiddetto fracking".
EliminaOppure, a pagina 24: "Nello stesso periodo, grazie al fracking, la produzione di petrolio di scisto, è aumentata da circa 2 miliardi di barili a più di 3 miliardi di barili".
Ok accetto la correzione stupidamente ho omesso questi passaggi.
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