Il libero mercato è un sistema basato su scambi volontari, cioè liberi da ogni forma di coercizione o frode. A nessuno è consentito di fare violenza sugli altri, quindi ciascuno è libero di scambiare ciò che possiede con altre persone. Da tali premesse (di buon senso) derivano varie conseguenze:
- il prezzo di un bene o servizio dipende da quanto è richiesto e da quanto è scarso;
- chi produce di più, e meglio, guadagna di più;
- gli imprenditori offrono denaro in cambio di ore di lavoro;
- i risparmiatori offrono prestiti in cambio di interessi;
- etc.
Va premesso che, solitamente, gli anticapitalisti evitano di menzionare cosa sia il libero mercato. Per opporsi ad esso, infatti, dovrebbero dichiararsi violenti, cosa di cui la maggior parte delle persone prova una sana e naturale vergogna. Perciò, anziché riportare la definizione sopra citata, ne danno una completamente diversa. Il termine capitalismo fu appunto coniato dai socialisti per meglio travisare (e criticare) il libero mercato. Citiamone la definizione:
Nell'accezione comune, sistema economico in cui il capitale è di proprietà privata (sinonimo di ‘economia d’iniziativa privata’ o ‘economia di libero mercato’). Nell'accezione originaria, formulata con intento fortemente critico da pensatori socialisti e poi sviluppata nelle teorie marxiste, sistema economico caratterizzato dall'ampia accumulazione di capitale e dalla scissione di proprietà privata e mezzi di produzione dal lavoro, che è ridotto a lavoro salariato, sfruttato per ricavarne profitto. [Treccani]
sistema economico e sociale caratterizzato dalla proprietà privata dei mezzi di produzione attraverso i quali si ricerca il profitto, dalla mobilità internazionale dei capitali e, soprattutto alle origini (rivoluzione industriale), dalla separazione del lavoro dalla proprietà dei mezzi di produzione. [Garzanti]
Ora, è certamente vero che la proprietà dei mezzi di produzione (capitale) in un libero mercato è privata. Ma può essere privata anche in un mercato non-libero. Se il Governo sussidia alcune aziende e ne penalizza altre, mette barriere all'ingresso di certi settori, impone prezzi/salari minimi o massimi, etc non si tratta certo di un mercato libero da interferenze statali, pur rispettando - formalmente - la proprietà privata dei mezzi di produzione [2]. Quindi tale definizione ignora l'aspetto fondamentale del libero mercato, cioè il fatto di essere - appunto - libero da coercizione. Inoltre pone falsamente in contrapposizione due categorie (i capitalisti e i lavoratori [3]), ed altrettanto erroneamente sottintende che l'appartenenza ad una categoria escluda l'appartenenza all'altra [4].
Insomma: è una definizione a dir poco fuorviante, ed è proprio quello il suo scopo. "Se ciò che contraddistingue il libero mercato è solo la proprietà privata dei mezzi di produzione" - questo è il ragionamento - "allora possiamo immaginare un sistema alternativo in cui tale proprietà non sia privata". Ma tutte le alternative si basano necessariamente su forme di violenza e, usando la definizione appropriata, questo non-trascurabile dettaglio sarebbe subito evidente. Per quanto la logica economica e l'evidenza empirica forniscano numerosi argomenti contro i sistemi economici anticapitalisti, non bisogna rinunciare né tantomeno dimenticare il primo e principale motivo per rigettarli.
Ciò detto, l'anticapitalismo si nutre di quattro fallacie. La prima consiste nel sostenere che, in un mercato libero, le persone si comporterebbero in maniera stupida, masochistica o irrazionale. Si tratta di argomenti del tipo: "tutti i macellai venderebbero carne avariata o, al più, scadente". Non servono certo ragionamenti complicati per smontarla. Chi offre un bene o un servizio non può truffare o costringere le altre persone a comprarlo, perciò le deve convincere; per farlo, deve offrire loro qualcosa che desiderano più del denaro necessario a pagarla. Nel fare il proprio interesse, deve fare anche quello dei suoi clienti. Quindi non bisogna essere geni del marketing per sapere che un macellaio normodotato si guarderebbe bene dal maltrattare i propri clienti, poiché altrimenti la sua attività fallirebbe in breve tempo. La realtà ce lo conferma quotidianamente: nelle economie (più) libere, il cliente è sovrano, e chi non lo soddisfa chiude i battenti.
Viceversa, sono i dipendenti statali a non avere alcun incentivo per offrire un buon servizio. Per restare in tema, la probabilità di trovare carne avariata o scadente sarebbe ben maggiore in una macelleria statale. Questo non esclude che singoli individui possano comportarsi in maniera stupida, masochista o irrazionale. Il punto è che, in un libero mercato, loro stessi pagherebbero il prezzo delle proprie azioni. In un mercato non-libero, invece, a pagare sarebbero le altre persone.
La seconda fallacia consiste nel denunciare presunti "mali" del libero mercato, come l'esistenza di disuguaglianze o il lavoro minorile nei paesi poveri. Consideriamo giusto questi due esempi. Riguardo al primo, non c'è nulla di male nel fatto che individui diversi abbiano redditi o risparmi diversi. E' la logica conseguenza della libertà di scambio: il lavoro di alcuni è più apprezzato del lavoro di altri (disuguaglianza di reddito), e alcuni risparmiano più di altri (disuguaglianza di ricchezza). Del resto, per capire la fallacia di tale critica basta considerare l'assurdità di sostenere il contrario: che chi lavora bene venga pagato quanto chi lavora male o non lavora affatto, e che chi risparmia non possa tenere per sé il denaro risparmiato. Come volevasi dimostrare.
Riguardo al secondo esempio, va osservato che i paesi poveri non sono quasi mai liberi mercati (si veda l'Index of Economic Freedom). O meglio: sono poveri proprio perché non lasciano un minimo di libertà economica ai propri cittadini, o l'hanno fatto solo da poco tempo. Ciò detto, i paesi poveri sono (appunto) poveri: le famiglie non possono permettersi di mantenere i figli disoccupati fino a 18 anni. Quest'ultimi morirebbero di fame, se non lavorassero. Infatti i paesi occidentali hanno eliminato il lavoro minorile grazie al capitalismo e all'innovazione tecnologica: incrementando la produttività individuale, l'economia di libero mercato [5] ha consentito ai genitori di mantenere i figli senza necessità di farli lavorare. Prima non era possibile.
La terza fallacia consiste nell'attribuire al libero mercato i mali commessi da politiche stataliste. Non ci vuole un genio a capire che le guerre, i monopoli legali, gli espropri, i privilegi concessi per legge, etc sono interventi statali, e che perciò non hanno nulla a che vedere con un mercato libero da interventi statali...eppure puntualmente qualche babbeo ne attribuisce gli effetti nocivi al capitalismo. Sono "colpa del neoliberismo" gli affitti elevati, anche se è lo Stato che vieta di costruire nuovi alloggi [6]. Lo sono gli aumenti delle bollette dell'acqua, anche se è lo Stato a deciderli. Lo è l'inquinamento, anche se è lo Stato a consentirlo [7]. Lo è il formarsi di grandi aziende, anche se è la burocrazia statale a soffocare quelle piccole. Lo sono perfino i salvataggi statali, anche se è (appunto) lo Stato a perpetrarli. E così via. Di regola, basta informarsi un minimo per capire che le colpe del fantomatico neoliberismo sono in realtà conseguenze di politiche stataliste.
Insomma: è una definizione a dir poco fuorviante, ed è proprio quello il suo scopo. "Se ciò che contraddistingue il libero mercato è solo la proprietà privata dei mezzi di produzione" - questo è il ragionamento - "allora possiamo immaginare un sistema alternativo in cui tale proprietà non sia privata". Ma tutte le alternative si basano necessariamente su forme di violenza e, usando la definizione appropriata, questo non-trascurabile dettaglio sarebbe subito evidente. Per quanto la logica economica e l'evidenza empirica forniscano numerosi argomenti contro i sistemi economici anticapitalisti, non bisogna rinunciare né tantomeno dimenticare il primo e principale motivo per rigettarli.
Ciò detto, l'anticapitalismo si nutre di quattro fallacie. La prima consiste nel sostenere che, in un mercato libero, le persone si comporterebbero in maniera stupida, masochistica o irrazionale. Si tratta di argomenti del tipo: "tutti i macellai venderebbero carne avariata o, al più, scadente". Non servono certo ragionamenti complicati per smontarla. Chi offre un bene o un servizio non può truffare o costringere le altre persone a comprarlo, perciò le deve convincere; per farlo, deve offrire loro qualcosa che desiderano più del denaro necessario a pagarla. Nel fare il proprio interesse, deve fare anche quello dei suoi clienti. Quindi non bisogna essere geni del marketing per sapere che un macellaio normodotato si guarderebbe bene dal maltrattare i propri clienti, poiché altrimenti la sua attività fallirebbe in breve tempo. La realtà ce lo conferma quotidianamente: nelle economie (più) libere, il cliente è sovrano, e chi non lo soddisfa chiude i battenti.
Viceversa, sono i dipendenti statali a non avere alcun incentivo per offrire un buon servizio. Per restare in tema, la probabilità di trovare carne avariata o scadente sarebbe ben maggiore in una macelleria statale. Questo non esclude che singoli individui possano comportarsi in maniera stupida, masochista o irrazionale. Il punto è che, in un libero mercato, loro stessi pagherebbero il prezzo delle proprie azioni. In un mercato non-libero, invece, a pagare sarebbero le altre persone.
La seconda fallacia consiste nel denunciare presunti "mali" del libero mercato, come l'esistenza di disuguaglianze o il lavoro minorile nei paesi poveri. Consideriamo giusto questi due esempi. Riguardo al primo, non c'è nulla di male nel fatto che individui diversi abbiano redditi o risparmi diversi. E' la logica conseguenza della libertà di scambio: il lavoro di alcuni è più apprezzato del lavoro di altri (disuguaglianza di reddito), e alcuni risparmiano più di altri (disuguaglianza di ricchezza). Del resto, per capire la fallacia di tale critica basta considerare l'assurdità di sostenere il contrario: che chi lavora bene venga pagato quanto chi lavora male o non lavora affatto, e che chi risparmia non possa tenere per sé il denaro risparmiato. Come volevasi dimostrare.
Riguardo al secondo esempio, va osservato che i paesi poveri non sono quasi mai liberi mercati (si veda l'Index of Economic Freedom). O meglio: sono poveri proprio perché non lasciano un minimo di libertà economica ai propri cittadini, o l'hanno fatto solo da poco tempo. Ciò detto, i paesi poveri sono (appunto) poveri: le famiglie non possono permettersi di mantenere i figli disoccupati fino a 18 anni. Quest'ultimi morirebbero di fame, se non lavorassero. Infatti i paesi occidentali hanno eliminato il lavoro minorile grazie al capitalismo e all'innovazione tecnologica: incrementando la produttività individuale, l'economia di libero mercato [5] ha consentito ai genitori di mantenere i figli senza necessità di farli lavorare. Prima non era possibile.
La terza fallacia consiste nell'attribuire al libero mercato i mali commessi da politiche stataliste. Non ci vuole un genio a capire che le guerre, i monopoli legali, gli espropri, i privilegi concessi per legge, etc sono interventi statali, e che perciò non hanno nulla a che vedere con un mercato libero da interventi statali...eppure puntualmente qualche babbeo ne attribuisce gli effetti nocivi al capitalismo. Sono "colpa del neoliberismo" gli affitti elevati, anche se è lo Stato che vieta di costruire nuovi alloggi [6]. Lo sono gli aumenti delle bollette dell'acqua, anche se è lo Stato a deciderli. Lo è l'inquinamento, anche se è lo Stato a consentirlo [7]. Lo è il formarsi di grandi aziende, anche se è la burocrazia statale a soffocare quelle piccole. Lo sono perfino i salvataggi statali, anche se è (appunto) lo Stato a perpetrarli. E così via. Di regola, basta informarsi un minimo per capire che le colpe del fantomatico neoliberismo sono in realtà conseguenze di politiche stataliste.
La quarta ed ultima fallacia rappresenta il classico argomento fantoccio: chi sostiene il libero mercato viene accusato di odiare i poveri, i malati, gli artisti, i giovani, gli anziani, e chi più ne ha più ne metta. Opporsi alla redistribuzione coercitiva (leggi: furto) di risorse a favore di determinate categorie e a spese di altre viene interpretato come segno di odio e intolleranza verso le prime, anziché di basilare rispetto per i diritti di proprietà delle seconde. E' come equiparare l'opposizione agli stupri col voler bandire il sesso. Eppure non è difficile capire che una persona può essere aiutata (o un'attività può essere finanziata) senza dover ricorrere a mezzi violenti, ma semplicemente tramite azioni volontarie [8]. Mentre aiutare qualcuno con i propri mezzi è indice di bontà d'animo, non c'è alcun pregio nel farlo coi soldi altrui - che, per inciso, si chiama "rubare". Tanto più che gli interventi statali hanno sempre degli effetti collaterali (si veda, per esempio, il caso del salario minimo) che aggravano il problema da risolvere, o ne generano altri che prima non c'erano. Cioè costituiscono il modo più stupido per affrontare una questione.
In conclusione, il libero mercato è l'unico sistema economico che rispetti la vita, le proprietà e le scelte delle persone, oltre a garantire il maggior livello possibile di prosperità materiale. E sebbene ogni Stato interferisca con le attività economiche dei suoi cittadini [9], è pur vero che alcuni lo fanno molto meno di altri: c'è una bella differenza tra la Svizzera e la Corea del Nord, infatti le persone emigrano verso la prima e cercano di fuggire dalla seconda. Dunque evviva il libero mercato!
Weierstrass
PS: incolpare il "mercato" per la recessione del 2007-08 è un classico esempio di fallacia del terzo tipo. E' stata la politica monetaria adottata da (quasi) tutti i paesi al mondo a causare la bolla immobiliare. Ironicamente (ma non sorprendentemente) i settori bancario e finanziario sono tra i più regolamentati dagli Stati, a dispetto dei miti statalisti che circolano in proposito.
PS: incolpare il "mercato" per la recessione del 2007-08 è un classico esempio di fallacia del terzo tipo. E' stata la politica monetaria adottata da (quasi) tutti i paesi al mondo a causare la bolla immobiliare. Ironicamente (ma non sorprendentemente) i settori bancario e finanziario sono tra i più regolamentati dagli Stati, a dispetto dei miti statalisti che circolano in proposito.
[1] Socialisti, fascisti, sostenitori della "terza via", etc. Ciascun movimento di pensiero si basa sull'idea che si possa raggiungere un certo fine sociale usando mezzi coercitivi. Il livello di coercizione necessario varia da caso a caso.
[2] Si pensi alla Germania nazionalsocialista e all'Italia fascista: esistevano aziende di proprietà privata, ma entrambi i regimi interferivano pesantemente nel sistema economico. Erano infatti Governi altamente statalisti, non a caso presi a modello dalla cosiddetta "destra sociale".
[2] Si pensi alla Germania nazionalsocialista e all'Italia fascista: esistevano aziende di proprietà privata, ma entrambi i regimi interferivano pesantemente nel sistema economico. Erano infatti Governi altamente statalisti, non a caso presi a modello dalla cosiddetta "destra sociale".
[3] L'imprenditore mette a disposizione i mezzi di produzione, mentre i dipendenti li utilizzano. Entrambe le categorie hanno bisogno l'una dell'altra e, di conseguenza, si accordano sui dettagli del rapporto di lavoro. Certamente hanno interessi opposti per quanto riguarda la compensazione del lavoro svolto: l'uno vuole abbassarla, gli altri alzarla. Ma lo stesso tipo di contrapposizione si ha tra aziende e consumatori per quanto riguarda i prezzi dei beni in vendita, senza però che alcuno lamenti di un "conflitto" tra le due categorie.
[4] Si consideri che investire i propri risparmi, o anche solo tenerli in banca, equivale di fatto a possedere capitale. I lavoratori dipendenti sono risparmiatori e/o investitori, perciò sono proprietari e/o creditori di aziende. In breve, sono capitalisti anche loro.
[5] Il sistema economico di libero mercato è un elemento fondamentale al pari dell'innovazione tecnologica. L'hanno confermato - a loro discapito - i paesi comunisti: a loro non mancavano le conoscenze agricole ed industriali, eppure il cibo scarseggiava comunque.
[6] Oltre a proteggere gli inquilini morosi e a richiedere standard abitativi più elevati, entrambe cose che "difficilmente" aiutano ad abbassare i prezzi.
[7] Se una persona non può violare le proprietà altrui, non può inquinarle. Tale regola dovrebbe valere per tutti, mentre invece alcune aziende ottengono il permesso/privilegio legale di farlo. Spesso enti pubblici o aziende sussidiate dallo Stato, peraltro.
[8] Beneficenza e crowdfunding, tanto per citare due metodi volontari.
[9] In senso stretto, è difficile trovare mercati totalmente liberi da interferenze statali. Ma è vero anche il contrario: forme di mercato (nero) sopravvivono perfino nei paesi comunisti, per fortuna di chi è costretto a viverci. Sono proprio gli scambi illegali a rendere più sopportabili i regimi socialisti.
[4] Si consideri che investire i propri risparmi, o anche solo tenerli in banca, equivale di fatto a possedere capitale. I lavoratori dipendenti sono risparmiatori e/o investitori, perciò sono proprietari e/o creditori di aziende. In breve, sono capitalisti anche loro.
[5] Il sistema economico di libero mercato è un elemento fondamentale al pari dell'innovazione tecnologica. L'hanno confermato - a loro discapito - i paesi comunisti: a loro non mancavano le conoscenze agricole ed industriali, eppure il cibo scarseggiava comunque.
[6] Oltre a proteggere gli inquilini morosi e a richiedere standard abitativi più elevati, entrambe cose che "difficilmente" aiutano ad abbassare i prezzi.
[7] Se una persona non può violare le proprietà altrui, non può inquinarle. Tale regola dovrebbe valere per tutti, mentre invece alcune aziende ottengono il permesso/privilegio legale di farlo. Spesso enti pubblici o aziende sussidiate dallo Stato, peraltro.
[8] Beneficenza e crowdfunding, tanto per citare due metodi volontari.
[9] In senso stretto, è difficile trovare mercati totalmente liberi da interferenze statali. Ma è vero anche il contrario: forme di mercato (nero) sopravvivono perfino nei paesi comunisti, per fortuna di chi è costretto a viverci. Sono proprio gli scambi illegali a rendere più sopportabili i regimi socialisti.
Fai un articolo su Margaret Thatcher!
RispondiElimina