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domenica 13 novembre 2016

Miti statalisti: #1 salari e produttività

Inauguriamo oggi una rubrica dedicata alle balle (stataliste, ça va sans dire) che ammorbano il dibattito economico italiano - ma non solo. L'idea è di spiegare, nella maniera più semplice e breve possibile, gli errori da cui nascono. Buona lettura! 

E' generalmente accettato che la remunerazione di un lavoratore dipenda da vari fattori, e in particolar modo dalla sua produttività: maggiore è la seconda, maggiore è la prima (a parità di tutto il resto). Infatti una maggiore produttività comporta un maggior guadagno per l'azienda, consentendole di pagare di più i suoi dipendenti. Inoltre, se un'azienda tentasse di sotto-pagare i suoi dipendenti, le aziende concorrenti potrebbero fregarle quelli migliori (offrendo loro una remunerazione maggiore). In breve: le aziende sono incentivate a seguire la "regola" sopra citata. Questo spiega perché i chirurghi guadagnino più degli spazzini, o perché gli operai dotati di gru e scavatrici (per esempio, quelli che lavorano nei paesi sviluppati) guadagnino più di quelli attrezzati di vanghe (che vivono nei paesi sotto-sviluppati). Si tratta di semplice buon senso, eppure c'è chi lo contesta.



Il mito in questione sostiene che, negli ultimi 30-40 anni, la produttività sia cresciuta più dei salari - dimostrando quindi che la teoria economica (indicata come "neoliberista", perché l'espressione "di libero mercato" non era abbastanza spaventosa) sia errata. A conferma di ciò, vengono spesso citati grafici come quello qui sopra (dati USA). Si sostiene quindi che le aziende sfruttino i propri dipendenti al fine di ottenere un maggior profitto, e che la (presunta) soluzione a questo (presunto) problema consista nell'aumentare le tasse sulle imprese, sui ricchi...e chi più ne ha, più ne metta.

Smentire questa narrazione è semplicissimo: basta sfidare gli statalisti che la sostengono ad aprire un'impresa. Se la loro teoria fosse vera, potrebbero offrire salari più elevati e ottenere comunque lauti profitti. Potrebbero sottrarre i migliori lavoratori alle ditte concorrenti, e chiedere prezzi più bassi rispetto a quest'ultime. Insomma: facendo gli imprenditori, potrebbero facilmente arricchirsi. Ma, negli ultimi 40 anni, non lo hanno fatto. E non ci provano adesso. E non si sognano di farlo in futuro. Evidentemente non credono nemmeno loro alle teorie che raccontano.

Quindi, usando il pensiero critico, sappiamo che lo "sfruttamento dei lavoratori" è un mito. Ora vediamo nel dettaglio perché lo è:
  1. Il salario rappresenta solo una parte della compensazione del lavoratore, poiché esistono altri benefici accessori (contributi pensionistici, assicurazione sanitaria, ferie pagate, etc). Tenendo conto di quest'ultimi, il 35% del gap tra salari e produttività scompare. 
  2. I dati sulla produttività e sui salari vengono aggiustati per il tasso d'inflazione, ma spesso vengono usati indici statistici diversi per le due serie. Nel grafico di cui sopra, la produttività viene corretta usando il deflatore del PIL (implicit price deflator, IPD) mentre i salari vengono aggiustati tramite l'indice dei prezzi al consumo (consumer price index, CPI). Quindi, usando lo stesso indice statistico (IPD), scompare un altro 44% del gap tra salari e produttività. 
  3. La crescita della produttività misura quanto aumenta la produzione lorda, non tiene conto del deprezzamento del capitale - cioè di quanta parte del ricavato deve essere destinata alla sostituzione delle attrezzature obsolete. Quindi la crescita della produttività risulta tanto più sovrastimata, quanto più aumenta il tasso di deprezzamento.  
  4. La misura della produttività dipende da vari fattori, tra cui i prezzi dei beni importati da usare nella produzione nazionale. Se quest'ultimi vengono sovrastimati, risulta sovrastimata anche la produttività (si veda qui e qui). 
L'articolo "Productivity and Compensation: Growing Together" di James Sherk spiega accuratamente i passaggi sopra elencati. Sommando i quattro contributi, la differenza tra salari e produttività scompare del tutto. Quindi la teoria economica è corretta: la remunerazione di un lavoratore dipende dalla sua produttività. 


Weierstrass 

PS: sullo stesso argomento, sono consigliate la visione di questo video di Don Boudreaux e la lettura di questo articolo di Bob Murphy. 

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