Quando il Governo vuole spendere più soldi di quelli che ottiene tramite tasse, imposte, etc deve chiedere denaro in prestito. La quantità di debiti accumulati nel tempo dallo Stato costituisce il debito pubblico e, per motivi cui abbiamo già accennato, tendenzialmente nessun Governo ha la volontà di ridurlo [1]. Ovviamente lo Stato (come ogni debitore) paga interessi sui debiti che ha contratto, e i soldi per pagare tali interessi vengono reperiti con tasse che gravano sui cittadini. Maggiore è il debito pubblico, maggiori (a parità di tutto il resto) sono gli interessi da pagare e le tasse. Quindi sarebbe bene evitare di continuare a indebitare lo Stato, anche perché i debiti contratti oggi ricadranno sulle generazioni future. Si tratta di elementare buon senso, oltre che di senso comune. Eppure, ça va sans dire, c'è chi lo contesta.
Il mito in questione si basa sul seguente ragionamento: se lo Stato ha un debito verso i cittadini, i cittadini hanno un credito verso lo Stato. Quindi è vero che quest'ultimi pagano più tasse a causa degli interessi sul debito pubblico, ma è anche vero che quegli interessi vengano corrisposti ai cittadini stessi. Seguendo questa "logica" demenziale, si deduce che i cittadini (di oggi o di domani) non subiscano alcun danno dal debito pubblico, perché "lo devono a se stessi".
Iniziamo subito col dire che, nel caso italiano, parte del debito pubblico è in mano a soggetti stranieri: nel 2014 era circa il 36% del totale, mentre fino a pochi anni prima ammontava a più di metà. Lo stesso discorso vale anche per altri paesi, ovviamente. Di conseguenza, una parte consistente degli interessi pagati dallo Stato italiano non viene corrisposta a cittadini italiani, ma a persone di altri paesi. Come minimo, gli statalisti dovrebbero ammettere che "non lo dobbiamo solo a noi stessi".
Ma questo è nulla in confronto alla vera falla logica di tale affermazione. Le persone che pagano le tasse non sono necessariamente le stesse che ricevono interessi dai titoli di Stato. E infatti non lo sono: di tutti quelli che pagano tasse in Italia, quanti posseggono titoli di debito pubblico? Per poter dire che "lo dobbiamo a noi stessi", bisognerebbe che la percentuale fosse vicina al 100%. Ovviamente non è così.
Per essere precisi, poi, bisognerebbe vedere quanti interessi ricevono i detentori del debito pubblico rispetto a quante tasse pagano a causa di esso. Per fare un calcolo a braccio, si considerino i seguenti dati relativi allo Stato italiano:
Ecco allora l'amara verità: buona parte della popolazione paga gli oneri derivanti dal debito pubblico, e un'altra parte della popolazione riceve quel denaro. Quindi il debito pubblico comporta un trasferimento di ricchezza a beneficio dei secondi e a spese dei primi, per i quali è davvero un fardello. Chi l'avrebbe mai detto?!
In particolare, va sottolineato che i possessori del debito pubblico sono generalmente anziani [2,3], mentre i "pagatori netti" di questo sistema sono persone (più o meno) giovani. Le nuove generazioni pagano per i debiti fatti da Governi precedenti [4]. Per rendere la cosa ancora più chiara, facciamo un esempio.
ESEMPIO
Nel periodo di tempo T1, Tizio presta 100 € allo Stato, con un rendimento del 5%. Nel periodo di tempo T2, Caio deve pagare 5 € (in più) di tasse [5] affinché lo Stato possa corrispondere 5 € di interessi a Tizio. Dovremmo concludere che Caio "debba il debito a se stesso", o piuttosto che lo Stato gli abbia lasciato un debito verso Tizio?
Ma non è finita qui. Anche se il debito pubblico fosse detenuto solo da Italiani e - per magia - ogni Italiano ricevesse in interessi esattamente quanto paga in tasse a causa di essi, resterebbe il problema delle tasse. Sarebbero comunque più alte rispetto a uno scenario privo di debito pubblico, comportando quindi una minore crescita economica.
In conclusione, il senso comune è corretto: il debito pubblico è un problema per le generazioni future. Del resto, basta osservare la realtà per rendersene conto.
Iniziamo subito col dire che, nel caso italiano, parte del debito pubblico è in mano a soggetti stranieri: nel 2014 era circa il 36% del totale, mentre fino a pochi anni prima ammontava a più di metà. Lo stesso discorso vale anche per altri paesi, ovviamente. Di conseguenza, una parte consistente degli interessi pagati dallo Stato italiano non viene corrisposta a cittadini italiani, ma a persone di altri paesi. Come minimo, gli statalisti dovrebbero ammettere che "non lo dobbiamo solo a noi stessi".
Ma questo è nulla in confronto alla vera falla logica di tale affermazione. Le persone che pagano le tasse non sono necessariamente le stesse che ricevono interessi dai titoli di Stato. E infatti non lo sono: di tutti quelli che pagano tasse in Italia, quanti posseggono titoli di debito pubblico? Per poter dire che "lo dobbiamo a noi stessi", bisognerebbe che la percentuale fosse vicina al 100%. Ovviamente non è così.
Per essere precisi, poi, bisognerebbe vedere quanti interessi ricevono i detentori del debito pubblico rispetto a quante tasse pagano a causa di esso. Per fare un calcolo a braccio, si considerino i seguenti dati relativi allo Stato italiano:
- La spesa pubblica per interessi è pari circa al 4% del PIL;
- Il debito pubblico è pari circa al 130% del PIL;
- Le entrate statati ammontano a circa il 50% del PIL.
Debito pubblico statunitense (in % del PIL) detenuto da investitori stranieri. |
Ecco allora l'amara verità: buona parte della popolazione paga gli oneri derivanti dal debito pubblico, e un'altra parte della popolazione riceve quel denaro. Quindi il debito pubblico comporta un trasferimento di ricchezza a beneficio dei secondi e a spese dei primi, per i quali è davvero un fardello. Chi l'avrebbe mai detto?!
In particolare, va sottolineato che i possessori del debito pubblico sono generalmente anziani [2,3], mentre i "pagatori netti" di questo sistema sono persone (più o meno) giovani. Le nuove generazioni pagano per i debiti fatti da Governi precedenti [4]. Per rendere la cosa ancora più chiara, facciamo un esempio.
ESEMPIO
Nel periodo di tempo T1, Tizio presta 100 € allo Stato, con un rendimento del 5%. Nel periodo di tempo T2, Caio deve pagare 5 € (in più) di tasse [5] affinché lo Stato possa corrispondere 5 € di interessi a Tizio. Dovremmo concludere che Caio "debba il debito a se stesso", o piuttosto che lo Stato gli abbia lasciato un debito verso Tizio?
Ma non è finita qui. Anche se il debito pubblico fosse detenuto solo da Italiani e - per magia - ogni Italiano ricevesse in interessi esattamente quanto paga in tasse a causa di essi, resterebbe il problema delle tasse. Sarebbero comunque più alte rispetto a uno scenario privo di debito pubblico, comportando quindi una minore crescita economica.
In conclusione, il senso comune è corretto: il debito pubblico è un problema per le generazioni future. Del resto, basta osservare la realtà per rendersene conto.
Weierstrass
[1] Al massimo, i Governi sperano che il debito pubblico diminuisca in proporzione al Prodotto Interno lordo (PIL). Cioè aspettano che aumenti il PIL, così da ridurre il rapporto debito/PIL. In valore assoluto, invece, il debito statale tende ad aumentare sempre di più.
[2] Via via che lavorano, le persone risparmiano, e la massima quantità di risparmi si ha al momento del ritiro in pensione. E' quindi logico che sia una persona anziana a investire i propri risparmi in titoli di Stato, piuttosto che un giovane all'alba della sua attività lavorativa.
[3] Teniamo presente che non si sta esprimendo alcun giudizio etico/morale, ma semplicemente constatando la realtà dei fatti.
[4] Governi votati (appunto) dalle generazioni precedenti, dal momento che le "nuove" dovevano ancora nascere.
[5] Possimo anche ipotizzare che Tizio paghi delle tasse nel periodo T2, ma la sostanza non cambia: Caio deve pagare per un debito di cui non ha colpa, e da cui non riceve alcun interesse.
[1] Al massimo, i Governi sperano che il debito pubblico diminuisca in proporzione al Prodotto Interno lordo (PIL). Cioè aspettano che aumenti il PIL, così da ridurre il rapporto debito/PIL. In valore assoluto, invece, il debito statale tende ad aumentare sempre di più.
[2] Via via che lavorano, le persone risparmiano, e la massima quantità di risparmi si ha al momento del ritiro in pensione. E' quindi logico che sia una persona anziana a investire i propri risparmi in titoli di Stato, piuttosto che un giovane all'alba della sua attività lavorativa.
[3] Teniamo presente che non si sta esprimendo alcun giudizio etico/morale, ma semplicemente constatando la realtà dei fatti.
[4] Governi votati (appunto) dalle generazioni precedenti, dal momento che le "nuove" dovevano ancora nascere.
[5] Possimo anche ipotizzare che Tizio paghi delle tasse nel periodo T2, ma la sostanza non cambia: Caio deve pagare per un debito di cui non ha colpa, e da cui non riceve alcun interesse.
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