Oggi affronteremo la terza tesi signoraggistica, secondo cui le Banche Centrali (BC) sono enti privati che beneficiano ingiustamente dei redditi derivanti dall'emissione di moneta (il cosiddetto signoraggio, per l'appunto). Ho già affrontato tali argomenti in questi due video, dove si dimostra la natura pubblica della Banca d'Italia e della Banca Centrale Europea (BCE). Cercherò quindi di sintetizzarne i contenuti e di aggiungerne altri.
Iniziamo con la constatazione che molte BC sono enti completamente pubblici. Alcune sono state istituite come tali - per esempio Deutsche Bundesbank (1957), Seðlabanki Íslands (1961) e Banque Centrale du Luxembourg (1998). Altre sono nate come soggetti formalmente privati (ma dotati di privilegi concessi dal Governo) e sono state in seguito nazionalizzate [1]. Di seguito qualche esempio, con relativo anno di nazionalizzazione: Banque de France (1936-1945), De Nederlandsche Bank (1948), Bank of England (1946), Banco de España (1962), Banco de Portugal (1974), Bank of Canada (1938). Molti signoraggisti tendono a trascurare questi fatti e a citare solo le BC in cui sono presenti alcuni elementi privati, come la Banca d'Italia e la Federal Reserve. Prima di focalizzarci su quest'ultime, però, va notato che non c'è alcuna differenza sostanziale nel modo di operare delle BC completamente pubbliche sopra citate, della Banca d'Italia e della Federal Reserve: le regole e gli strumenti di politica monetaria sono i medesimi in tutti i rispettivi paesi di appartenenza [2]. Non c'è differenza anche dal punto di vista del debito pubblico: i Governi di Islanda, Spagna, Francia, Regno Unito, Canada, e Portogallo sono pesantemente indebitati (>80% del PIL, dati 2014), pur avendo delle BC completamente pubbliche.
Parliamo adesso della Banca d'Italia. I signoraggisti affermano che la BC italiana sia una società per azioni (SPA) controllata da soggetti privati. Ma le cose stanno proprio così?
Come quasi tutte le BC, la Banca d'Italia è stata istituita tramite una legge parlamentare (n. 449, 10 agosto 1893) sotto forma di SPA. Come quasi tutte le BC, in seguito è stata nazionalizzata: con la legge n. 375 del 12 marzo 1936 le sue azioni vennero espropriate ed il suo capitale sociale venne diviso in quote affidate ad enti pubblici (soprattutto casse di risparmio). Infine, la legge n. 218 del 30 luglio 1990 (detta Amato-Carli) cambiò l'assetto delle banche pubbliche, creando delle banche SPA e ponendo le basi per una loro "privatizzazione" [3,4]. Dunque, mentre dal 1936 al 1990 i Partecipanti al capitale sociale della Banca d'Italia erano soggetti pubblici, oggi sono (diciamo) privati.
Da questo breve resoconto storico abbiamo appurato che, a partire dal 1936, la Banca d'Italia non è più una SPA. Non esistono sue azioni né suoi azionisti - come si può facilmente verificare dal suo statuto (versione del dicembre 2013). Infatti è un istituto di diritto pubblico (articolo 1, comma 1 dello statuto) e da ciò derivano alcune sue caratteristiche peculiari:
- I Partecipanti al capitale non possono interferire con la politica monetaria (articolo 6, comma 2; articolo 19, comma 2). Essi eleggono i membri del Consiglio Superiore della Banca d'Italia, al quale spetta solo l'amministrazione interna dell'ente (articolo 19, commi 1 e 3).
- Il Governatore viene proposto dal Presidente del Consiglio dei Ministri, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri (articolo 18, comma 1). Il Consiglio Superiore può solo esprimere un parere non vincolante [5,6].
- Le nomine del Direttore Generale e dei Vice Direttori vengono proposte dal Presidente del Consiglio dei Ministri, di concerto col Ministro dell'Economia e delle Finanze, sentito il Consiglio dei Ministri e approvate dal Presidente della Repubblica (articolo 18, comma 5).
- Gran parte dell'utile netto va allo Stato, non ai Partecipanti (articolo 40, comma 2).
Da tutti questi fatti risulta evidente che la Banca d'Italia non è un soggetto privato o controllato da privati, e che è il Governo italiano il principale beneficiario del reddito da signoraggio. Nessuna società privata avrebbe caratteristiche simili a quelle della Banca d'Italia e, in particolare, nessuna SPA potrebbe distribuire gli utili netti in quel modo. Analoghe considerazioni valgono per la Federal Reserve [8]. Perciò, in entrambi i casi, si tratta di enti pubblici [9].
Ancora più infondate sono le affermazioni signoraggistiche sulla (presunta) natura privata della BCE. Ovviamente valgono le stesse considerazioni fatte per la Banca d'Italia: non esistono sue azioni né suoi azionisti, e i suoi vertici sono di nomina politica. Ma non finisce qui. Il suo capitale sociale è diviso in quote detenute dalle Banche Centrali Nazionali (BCN) dei paesi appartenenti all'UE, le quali abbiamo dimostrato essere enti pubblici [10]. Non c'è alcun elemento privato all'interno della BCE.
CONTINUA
Weierstrass
[1] Storicamente le prime BC avevano azionisti privati, poiché i rispettivi Governi ambivano "solamente" ad ottenere una linea di credito privilegiata. In seguito alla concessione di ulteriori privilegi (contraccambiati da ulteriori prestiti agevolati) e allo sviluppo di teorie economiche sul ruolo della politica monetaria, si fece progressivamente strada l'idea di un maggiore controllo pubblico della BC.
[2] Ovviamente ogni paese usa quei medesimi strumenti nella maniera che ritiene più opportuna, quindi possono esserci differenze "quantitative" ma non "qualitative".
[3] Le virgolette sono d'obbligo, visto che continuò (e continua) ad esistere un controllo pubblico da parte delle Fondazioni bancarie istituite dalla medesima legge. Senza dilungarci troppo sull'argomento, va sottolineato che le Fondazioni sono pesantemente controllate/influenzate dalla politica. Per esempio: nel 2013 l'allora presidente della Fondazione Monte dei Paschi di Siena, Gabriello Mancini, ammise che le decisioni importanti erano prese dalla politica.
[4] Da notare che una società per azioni non è necessariamente privata: dipende da chi possiede le sue azioni. Ferrovie dello Stato Italiane è una SPA di cui il 100% delle azioni è detenuto dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, perciò è una società statale.
[5] Non a caso, il Consiglio Superiore è sempre stato favorevole alle decisioni del Governo.
[6] Consideriamo la procedura per la nomina a Governatore di Mario Draghi nel 2006: prima il Governo ne ha indicato il nome, poi il Consiglio Superiore ha dato parere positivo, infine il Presidente della Repubblica ha firmato il decreto. Ovviamente il ruolo della politica è stato ribadito anche nel 2012, durante la scelta del successore di Draghi.
[7] La rivalutazione delle quote ha permesso al Governo maggiori entrate fiscali - circa 1.5 miliardi di euro - tramite la tassazione sulle plusvalenze delle banche. Per inciso, questa modifica è avvenuta diversi anni dopo la realizzazione dei miei video, che quindi rimangono "aggiornati" alla situazione pre-2014.
[8] Nel 2013 la Federal Reserve ha conseguito un utile netto di 82 miliardi di dollari e ne ha distribuiti 79.6 (cioè il 97% del totale) al Tesoro degli Stati Uniti. Inoltre il Presidente e i Governatori della BC americana sono di nomina politica.
[9] Non è certo una conclusione inaspettata, visto che questi enti sono stati creati dai rispettivi Governi. Quando mai si è vista un'azienda (realmente) privata istituita per legge?!
[10] Peraltro le BCN completamente pubbliche detengono la maggioranza delle quote della BCE: Deutsche Bundesbank (17.993%), Banque de France (14.1792%), Bank of England (13.6743%), Banco de España (8.8409%), etc. Esse detengono anche la maggioranza delle quote della zona euro, che corrispondono al 70.3915% del totale.
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