Una delle critiche rivolte ai sostenitori del libero mercato è che quest'ultimo, per svolgere adeguatamente le sue funzioni, dovrebbe trovarsi in regime di concorrenza perfetta. Se non è così, bisogna (secondo alcuni) che lo Stato corregga le presunte storture del mercato, per esempio tramite politiche antimonopolistiche, oppure (secondo altri) cambiare sistema economico, adottandone uno più statalista.
Ride bene chi ha buon senso
"il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune"
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mercoledì 18 agosto 2021
Il mito della concorrenza perfetta
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domenica 3 gennaio 2021
Miti statalisti: #15 la "rendita parassitaria"
Per "rendita" si intende generalmente [1] un'entrata periodica derivante dal possesso di un bene, senza alcuna apparente attività o costo associati ad esso. Esempi di rendita sono gli affitti, i dividendi azionari, gli interessi sui risparmi investiti, etc. Questo tipo di reddito viene spesso ritenuto immeritato e, per tale motivo, doveroso di essere (tar)tassato dal fisco. Si sostiene che il percettore della rendita non produca nulla, quindi viva a spese della società, comportandosi da parassita di quest'ultima. Vediamo perché tali affermazioni sono infondate.
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mercoledì 23 settembre 2020
Curva di Laffer, curva di Armey-Rahn, ed il mito della "trickle-down economics" (2/2)
Seconda ed ultima parte dedicata al taglio delle tasse e ai suoi effetti sulla crescita economica. Qui la prima parte.
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lunedì 21 settembre 2020
Curva di Laffer, curva di Armey-Rahn, ed il mito della "trickle-down economics" (1/2)
In politica si dibatte spesso sul fatto di alzare o abbassare il livello di tassazione. La "regola generale" [1] è che i partiti di destra adottino un approccio liberale e chiedano di abbassare le tasse, mentre quelli di sinistra si attestino su posizioni stataliste e auspichino un maggior prelievo fiscale [2]. In questo articolo vogliamo quindi discutere il ruolo della tassazione e dell'intervento statale sulla crescita economica, in particolare citando due concetti ben noti nella teoria economica: le curve di Laffer e di Armey-Rahn. Parleremo anche di un argomento fantoccio frequentemente citato nel dibattito sulla riduzione delle tasse, ovvero la fantomatica "teoria dello sgocciolamento" (trickle-down economics).
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martedì 11 agosto 2020
Miti statalisti: #14 la concorrenza fiscale "sleale"
L'Italia è un paese afflitto da vari problemi di natura economica, i quali richiederebbero (dolorose) azioni correttive. In casi come questo, è elevata la tentazione - soprattutto politica - di accampare scuse, tipicamente scaricando la colpa su altri soggetti al fine di non dover mai correggere i propri errori. Uno degli argomenti creati a tale scopo è quello della concorrenza fiscale "sleale" da parte di altri Stati membri dell'Unione Europea (UE). Infatti alcuni Stati - Cipro, Olanda, Irlanda, Lussemburgo, Belgio, Ungheria e Malta - applicano minori [1] imposte sui redditi delle società rispetto a quelle italiane, incentivando le "nostre" imprese a trasferire lì la propria sede legale. Di conseguenza, il fisco italiano "perde" gli introiti fiscali che avrebbe ottenuto se quelle aziende avessero mantenuto sede in Italia. Per tale motivo, il Governo italiano accusa di slealtà gli Stati sopracitati. La soluzione proposta? Imporre una tassazione uguale (armonizzazione fiscale) per tutta l'Unione.
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giovedì 6 agosto 2020
Miti statalisti: #13 progressività fiscale e utilità marginale
Un argomento ricorrente nel dibattito politico riguarda le imposte sui redditi e sulla ricchezza. Spesso viene dato per scontato che i "ricchi" (cioè coloro che percepiscono redditi più elevati e/o hanno più risparmi/proprietà rispetto alla media) debbano pagare più tasse degli altri cittadini - non solo in valore assoluto, ma anche in proporzione al reddito percepito e al patrimonio posseduto [1]. Tale principio - la progressività fiscale - viene talvolta giustificato citando a sproposito la legge dell'utilità marginale decrescente.
mercoledì 1 luglio 2020
Un falso mito: l'eguaglianza delle condizioni di partenza
I movimenti socialisti più radicali chiedono di eliminare le disuguaglianze economiche, realizzando un'effettiva eguaglianza nelle condizioni di tutti gli individui: ciascuno dovrebbe avere lo stesso tenore di vita di tutti gli altri. Si tratta di una filosofia sbagliata sia sul piano etico (poiché basata su un vasto e persistente impiego della coercizione - in questo caso, a fini redistributivi) sia su quello pratico (come confermato dai disastrosi risultati del socialismo reale). Una posizione apparentemente più ragionevole sembra invece quella di raggiungere l'eguaglianza "delle condizioni di partenza": ciascuno dovrebbe partire dallo stesso livello di tutti gli altri, per poi essere lasciato libero di migliorare le proprie condizioni (anche al di sopra di quelle altrui, se ci riesce). Purtroppo, proposte mirate a realizzare tale sistema vengono avanzate anche da alcuni movimenti e pensatori di stampo moderato e/o liberale, che invece dovrebbero criticarle; per questo motivo, oggi ne discuteremo la logica profondamente sbagliata.
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