Alcuni lavoratori ricevono un salario orario molto basso (perlomeno se confrontato con la media nazionale). Gli statalisti ritengono che quei lavoratori siano "sfruttati" dalle proprie aziende, e che questo problema possa essere risolto dall'introduzione di un salario minimo legale. Ovvero: affinché una persona venga assunta (o tenuta) come dipendente, la sua azienda deve corrisponderle un salario pari o superiore al minimo stabilito per legge. Per esempio, negli USA sono state organizzate diverse manifestazioni in favore dell'innalzamento del salario minimo: dagli attuali 7.25 $ a 15 $ l'ora. Il mito dice che questa iniziativa migliorerà le condizioni di vita dei lavoratori interessati, garantendo loro un salario più elevato.
"il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune"
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martedì 22 novembre 2016
Miti statalisti: #3 salario minimo
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martedì 15 novembre 2016
Miti statalisti: #2 salari femminili e discriminazione
Periodicamente, nel dibattito pubblico, riaffiora il mito che le donne vengano ingiustamente pagate meno degli uomini. A sostegno di ciò, vengono citate statistiche che confrontano il salario medio maschile con quello femminile, e il cosiddetto gender gap misura quanto il secondo è inferiore al primo. Per esempio, si stima che negli USA le donne guadagnino mediamente circa il 20% in meno degli uomini. Secondo il mito, questa differenza dipende dal fatto che i datori di lavoro discriminino sistematicamente le proprie dipendenti - da cui lo slogan "paga uguale per uguale lavoro" (da attuare con varie forme di interventismo statale).
domenica 13 novembre 2016
Miti statalisti: #1 salari e produttività
Inauguriamo oggi una rubrica dedicata alle balle (stataliste, ça va sans dire) che ammorbano il dibattito economico italiano - ma non solo. L'idea è di spiegare, nella maniera più semplice e breve possibile, gli errori da cui nascono. Buona lettura!
E' generalmente accettato che la remunerazione di un lavoratore dipenda da vari fattori, e in particolar modo dalla sua produttività: maggiore è la seconda, maggiore è la prima (a parità di tutto il resto). Infatti una maggiore produttività comporta un maggior guadagno per l'azienda, consentendole di pagare di più i suoi dipendenti. Inoltre, se un'azienda tentasse di sotto-pagare i suoi dipendenti, le aziende concorrenti potrebbero fregarle quelli migliori (offrendo loro una remunerazione maggiore). In breve: le aziende sono incentivate a seguire la "regola" sopra citata. Questo spiega perché i chirurghi guadagnino più degli spazzini, o perché gli operai dotati di gru e scavatrici (per esempio, quelli che lavorano nei paesi sviluppati) guadagnino più di quelli attrezzati di vanghe (che vivono nei paesi sotto-sviluppati). Si tratta di semplice buon senso, eppure c'è chi lo contesta.
sabato 5 novembre 2016
Gli errori di Thomas Piketty (5/5) - dati empirici e conclusioni
Quinta ed ultima puntata dedicata agli errori contenuti nel libro "Il capitale nel XXI secolo" scritto dall'economista francese Thomas Piketty. Qui la quarta parte.
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venerdì 21 ottobre 2016
Gli errori di Thomas Piketty (4/5) - capitale e disuguaglianze
Quarta puntata dedicata agli errori ontenuti nel libro "Il capitale nel XXI secolo" scritto dall'economista francese Thomas Piketty. Qui la terza parte.
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mercoledì 19 ottobre 2016
Gli errori di Thomas Piketty (3/5) - modelli e contraddizioni
Terza puntata dedicata agli errori contenuti nel libro "Il capitale nel XXI secolo" scritto dall'economista francese Thomas Piketty. Qui la seconda parte.
lunedì 17 ottobre 2016
Gli errori di Thomas Piketty (2/5) - tasso di rendimento e risparmio
Seconda puntata dedicata agli errori contenuti nel libro "Il capitale nel XXI secolo" scritto dall'economista francese Thomas Piketty. Qui la prima parte.
sabato 15 ottobre 2016
Gli errori di Thomas Piketty (1/5) - il capitale nel XXI secolo
Recentemente abbiamo dedicato un articolo al tema delle disuguaglianze economiche e agli errori commessi da chi le critica. Sempre sullo stesso argomento, oggi discuteremo le tesi dell'economista francese Thomas Piketty, autore del libro "Il capitale nel XXI secolo" e noto proponente di politiche statali redistributive.
venerdì 5 agosto 2016
lunedì 22 febbraio 2016
martedì 9 febbraio 2016
venerdì 29 gennaio 2016
Gli errori dell'inflazionismo (1/3) - profitti, creditori e debitori
In un precedente articolo abbiamo visto che il principale obiettivo delle Banche Centrali (BC) consiste nel far aumentare continuamente il livello medio dei prezzi. Detto altrimenti: una BC ha il compito di creare inflazione fino a raggiungere un tasso prefissato (inflation targeting), tipicamente pari al 2% annuo [1,2]. Qualora questo target venga superato, la BC si impegna ad adottare una politica monetaria restrittiva; qualora invece non venga raggiunto, viene adottata una politica monetaria espansiva [3]. A giustificazione di questa prassi, si sostiene che un calo dei prezzi (deflazione) sia dannoso per l'attività economica; perciò, al fine di evitarlo, è necessario che la BC produca un tasso d'inflazione positivo. Questo articolo si propone di confutare tale ragionamento.
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